Si è inesorabilmente consumata con il tempo, come qualsiasi altra candela, la scultura di cera che Urs Fisher ha realizzato per una recente mostra a Palazzo Grassi a Venezia. E scomparendo, ha trascinato con sé il corpo perfettamente riprodotto del suo autore, l’artista stesso, che nell’opera si era specchiato.
La statua di cera che si scioglie evoca molti discorsi interessanti su cui ragionare: in primis la trasformazione a cui inevitabilmente è sottoposto il corpo nel tempo, che qui è esasperata e velocizzata, e che però è anche nella realtà progressiva, irrefrenabile e irreversibile, in secondo luogo la caducità della vita e delle sue manifestazioni, e infine la sfida sui limiti del corpo e sull’irreversibilità di alcuni processi.
In più: il tempo dell’opera d’arte esiste sembra chiedersi Urs? Il corpo può essere rappresentato con della cera? Il paragone regge?
Sottile e molto fine questa rappresentazione ha in sé tutti gli input che l’arte potrebbe o dovrebbe risvegliare. Complimenti all’artista!